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IMPIANTI DENTALI MINI CORTI NAPOLI

impianto-minicortoUna volta considerati come un errore tecnico, gli impianti corti sono sempre più affidabili. Quando indicati, consenteno di raggiungere buoni risultati con una minore invasività dell’intervento.

Gli impianti corti, visti quasi come un’eresia fino a una dozzina di anni fa, si stanno avviando verso la canonizzazione grazie ai risultati sempre più favorevoli delle ricerche cliniche.

Si calcola che solo il 10% degli edentuli totali possa godere dei vantaggi offerti dalla stabilità di una protesi rimovibile ancorata su impianti. Certo i costi non aiutano a diffonderne l’uso (o ad ampliare il mercato) ma non sono l’unico motivo. L’edentulia viaggia spesso in compagnia di riassorbimento osseo, età avanzata e problemi di salute generale; condizioni che predispongono male il paziente verso un intervento chirurgico, sia pure limitato, quando non lo allontana del tutto la semplice idea.

Rialzo del seno, biomateriali e innesti ossei sono sperimentati ed affidabili, ma impongono costi maggiori e non solo economici, come le possibili complicanze che ogni atto chirurgico può provocare. Altre soluzioni come gli impianti obliqui non hanno invece una solida casistica alla base. Ecco allora che l’impianto corto o ultracorto può rappresentare la soluzione ideale, tanto più se in versione “flapless”, senza lembo.

Una delle ultime conferme della loro affidabilità viene da una metanalisi pubblicata nel 2012 da esperti dell’università statunitense di Ann Arbor. Gli autori della ricerca hanno estratto dalle banche dati tutti gli articoli riguardanti le ricerche su impianti più corti di 10 mm con superficie ruvida ed almento un anno di controlli a distanza. Dopo la selezione sono rimaste 13 ricerche per un campione complessivo di 1.955 impianti, di cui 914 corti. La sopravvivenza degli impianti di misura standard risulta pari all’8,7%, mentre per gli impianti corti è stata dell’88,1%. La differenza in percentuale non è stata giudicata significativa ma, dato interessante, l’insuccesso degli impianti corti tende a manifestarsi in anticipo (in media dopo 4-6 anni di lavoro) rispetto a quelli standard che cedono dopo 6-8 anni. Percentuali che non si discostano molto da quelle di uno dei primi studi sull’argomento, pubblicato nel 2004 da Fugazzotto, che riportava una sopravvivenza a 4 anni del 95,1% su più di 900 impianti inseriti in area molare superiore.

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